A cura di Amerigo Brunetti.

 

L’ho visto per la prima volta ai mondiali di powerlifting IPF.

Era il 2015, insieme ad un mio allievo decisi di andare in Finlandia come spettatore.

Sono andato a conoscerlo, a guardarlo dal vivo: Krzysztof Wierzbicki.

Ad oggi è Mr. Deadlift, il più forte stacchista al mondo.

Per avere un’idea: 390kg in gara (senza corpetto), detentore di Record mondiale nella categoria -93 e -105.
L’abbiamo invitato all’inaugurazione del nostro centro La Forza a Reggio Emilia, questa domenica.

E lui, eccezionalmente, è venuto.

Abbiamo avuto la possibilità di vederlo da molto vicino, analizzando la sua esecuzione e registrando tonnellate di video.
In questo articolo parlo esattamente di questo: la sua tecnica.

Questi sono i 400 che ha eseguito di fronte ai nostri occhi:

 

 

 

Il modo di eseguire lo Stacco da Terra che contraddistingue gli atleti La Forza ha rubato moltissimo alla tecnica di Wierzbicki.

Ecco i punti che ritengo fondamentali nell’analisi di questo stupefacente atleta.

 

 

— TECNICA IDENTICA AD OGNI CARICO

 

All’aumentare del carico, non cambia assolutamente niente.

75, 125, 175, 225, 275, 325, 375, 400.

Questo il suo impressionante riscaldamento. 50kg alla volta e… Tutto identico. Sempre.

L’unica cosa che cambia è la velocità del bilanciere. Quando si muove lento e ci mette più tempo a partire dal suolo, il gioco è aspettare.
L’unica variazione a cui abbiamo assistito è il timing con cui avviene il distacco dal suolo.

Vedere per credere.

 

 

 

— IL SETUP

 

“Apro in fuori le ginocchia per tenere il bacino vicino al bilanciere”

E questo è ovvio: nello stacco sumo, più le anche sono vicine alla verticale del bilanciere, e più si accorcia il braccio di leva.

NO! Cioè, dipende.
A livello teorico questo concetto è inattaccabile, su Wierzbicki è davvero perfetto.
Esasperando ginocchia in fuori e “bacino avanti” ottiene la posizione ideale.

Ma forzare la vicinanza del bacino al bilanciere ha senso unicamente se abbiamo una struttura OSSEA (non solo muscolare, non solo tendinea) adatta a gestire quella posizione.

Conformazione OSSEA di bacino e testa del femore.

Il grado di abduzione del femore (larghezza dei piedi), della sua extrarotazione (ginocchia in fuori) e di flessione di anca/schiena è strettamente correlata, in primis, alla conformazione dell’anca.

Ho incontrato numerosissime situazioni in cui l’input di “avvicinare il bacino al bilanciere” risultava controproducente, nonostante lavoro specifico sulla mobilità.
Il lavoro di mobilità infatti aiuta solo se il problema è muscolare o tendineo,

Spesso, soprattutto su principianti e atleti intermedi, è più conveniente accettare una flessione della schiena e una maggiore lontananza delle anche rispetto al bilanciere, lavorando NEL TEMPO.
Bisogna capire, in base alla propria struttura, quanto si possa estremizzare abduzione ed extrarotazione del femore. Per farlo in modo sicuro è necessario andare per gradi, senza forzature.

Krzysztof gode di una mobilità di bacino eccezionale, e l’esasperazione del concetto “bacino contro il bilanciere” offre un vantaggio immediatamente apprezzabile.

 

— LA LINEA

 

E’ sempre vero che il bacino deve salire verso l’alto alla stessa velocità delle spalle?
E’ ammissibile una sorta di “sculata” durante il primo tratto di salita?

Dipende. Dipende soprattutto dalle proporzioni corporee e dipende dalla traiettoria del bilanciere.
Mi spiego: la cosa che contraddistingue TUTTE le buone alzate di Krzysztof è una linea – quella tracciata dal bilanciere – che rimane verticale, verso l’alto, esattamente perpendicolare al pavimento.

Si guardino nuovamente queste du alzate, 325 e 375kg.

 

325

 

 

375

 

 

Ora, il bacino parte evidentemente PRIMA delle spalle, ma la traiettoria (e parliamo di un peso che va dall’80 a oltre il 90% del massimale) rimane perfettamente direzionata verso l’alto. Quello che è assolutamente corretto, e l’ho incontrato in molti atleti con le stesse proporzioni fisiche di Krzysztof.

E’ corretto perché il bacino anticipa il movimento direzionandosi verso l’alto.

Un errore da evitare assolutamente è invece un movimento del bacino che scappa indietro, allontanandosi dalla verticale del bilanciere.
Questo errore è tipico nei principianti, e invita alla facile idea di tirata. Poco coinvolgimento delle gambe, grande risparmi energetico.

Ricadiamo in una doverosa puntualizzazione: generalizzare non è mai una buona idea.
“Non sculare” è un input che lascia il tempo che trova, dovendo essere somministrato in base ad esperienza, proporzioni corporee, flessibilità e muscolatura.

 

 

— USO DELLA CINTURA

 

Cintura al di sopra del 70%, mai eccessivamente stretta.
Questa pratica è perfettamente in linea con l’idea di un corpo solido e rilassato, che svolge un movimento senza perdere troppi gradi di libertà. Un’idea che mi piace e sulla quale basiamo buona parte del nostro lavoro.

Uno degli effetti collaterali di una cintura troppo stretta, oltre ad una perdita propriocettiva, risiede proprio nel generare rigidità parassite una volta che il corpo accetta il carico. Quindi la schiena effettivamente riceve un supporto meccanico addizionale (dovuto appunto alla cintura), ma la compattezza globale SOTTO CARICO risulta compromessa o non ideale, l’equazione finale non ne giova.

Si pensi a voler stabilizzare una struttura mobile: non c’è bisogno di stringere i bulloni con intensità fuori limite.

Wierzbicki utilizza una Cintura SBD di spessore 13mm e larghezza 10cm.

 

— LA PERSONALIZZAZIONE DEGLI INPUT

 

 

A: “Su cosa ti focalizzi prima e durante l’alzata?”

K:

  • Posizionamento dei piedi, scendo e incontro il bilanciere con le tibie.
  • Per evitare che le spalle mi scappino avanti durante la salita, mantengo gli avambracci a contatto con i quadricipiti, lasciando depresse le scapole.
  • Arrivato al punto in cui le tibie toccano il bilanciere, e SOLO in questo punto, afferro il bilanciere
    (questa è la fase dinamica, in cui “si tuffa” a prendere il bilanciere inclinando leggermente la schiena e ripartendo con doveroso anticipo di bacino).
  • Durante l’alzata, mi focalizzo sul non perdere la presa. In questo caso ad uncino (hookgrip), per via del bilanciere più sottile rispetto a quello utilizzato in IPF.

 

La verticale del bilanciere cade a metà piede durante il setup, evitando così un eccessivo sbilanciamento sull’avampiede durante la salita.
Rispetto ad altri scacchisti, comunque, il polacco accetta una distribuzione del peso  leggermente più avanti (avampiede).

La cosa VERAMENTE interessante di questa giornata, però, è stato vedere Krzysztof fornire suggerimenti tecnici ad altri ragazzi.
E’ stato il momento che mi ha visto più attento.

Ha sempre suggerito impostazioni differenti dalla propria, sottolineando come le caratteristiche individuali e il cambiamento NEL LUNGO PERIODO siano i fattori da tenere maggiormente in considerazione.

A: “Cos’è la prima cosa che guardi mentre osservi uno stacco per poterlo correggere?” (Wierzbicki è anche allenatore e possiede una palestra)
K: “Dipende. L’atleta deve avere un giusto angolo reciproco tra ginocchio, anca e resto del corpo. Non c’è una risposta universale a questa domanda”.

Ora, per un tizio che solleva 400kg è molto facile farsi prendere la mano e pensare che, la propria, sia l’UNICA impostazione corretta.
Da quel poco che ho potuto vedere, Krzysztof mi sembra piuttosto intuitivo dal punto di vista dell’impostazione su terzi, ed evita di vincolare eccessivamente l’atleta. Ogni suggerimento fornito a Davide Bettiol è stato un “io farei…” o “io proverei a…”, e non un assioma cristallizzato in posizioni egocentriche.

 

 

— RISULTATI E OBBIETTIVI

 

 

Vedere dal vivo – e da vicino – un fenomeno di questo tipo, riscrive le regole che fino a quel momento pensavi fossero scritte nella pietra.

Anche se sono tre anni che guardi i suoi video, anche se la sua impostazione ti era già abbastanza chiara, anche se l’hai incontrato a diversi eventi internazionali.
Non si parla di regole tecniche infatti, ma della facilità con cui ha accelerato TUTTI i pesi del riscaldamento, quasi la sua struttura non accusasse il minimo scompenso fino a quando abbiamo messo 7 piastre rosse per parte.

“Fino a 320kg non sento carico.”

Parliamo di un atleta eccezionale, baciato da Dio e capace – a mio avviso – di numeri ben superiori rispetto a quelli che ha mostrato finora.

L’analisi di un fenomeno di questo tipo deve risultare un plus e non un “adesso lo copio, così miglioro!”.
Assolutamente no: l’impostazione di Wierzbicki è estremamente personalizzata e frutto di 17 anni di pratica (si allena da quando aveva 10 anni).

Lo studio del lavoro in certi angoli, del setup, della linea, della mobilità in angoli specifici: ecco, queste sono cose da cui possiamo attingere con parsimonia e su cui, nel tempo, lavorare con grande efficacia.

 

Abbiamo portato in Italia il Numero Uno. Un’esperienza eccezionale.

Thank you Krzysztof.

 

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Se vuoi approfondire l’argomento, qui trovi la guida completa sullo STACCO DA TERRA: esecuzione corretta e programmazione.

 


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