A cura di Mattia Sileno.

 

In questo articolo voglio parlare dell’utilizzo dei Punti di Contatto nella cura delle asimmetrie.

In particolare, nelle asimmetrie che si presentano durante l’esecuzione della Panca Piana.

L’attenzione ai dettagli, nell’allenamento con i pesi, è di fondamentale importanza, specie se ci troviamo di fronte ad un’atleta che non presenta un movimento bilanciato tra parte destra e sinistra.
Avendo la fortuna di poter lavorare più volte a settimana con diversi ragazzi, mi son permesso di sperimentare delle soluzioni che, a mio avviso, risultano davvero interessanti e, soprattutto, utili in senso pratico.

Il caso più particolare è stato quello di Alberto. Un’infiammazione alla spalla destra, causata da un sovraccarico muscolare, ha dato vita ad una serie di asimmetrie posturali e di movimento che, nel lungo periodo, stavano influenzando in maniera negativa la sua prestazione nella Panca Piana.

In questo caso, per curare questo problema, le strade percorribili erano due.

 

STRADA 1 – Input verbali che riguardano la postura

 

La prima soluzione, a mio avviso la più utilizzata ma la meno efficace sul lungo periodo, consisteva nel fornire ad Alberto delle indicazioni preconfezionate, negandogli la possibilità di trovare autonomamente la soluzione più conforme al suo assetto fisiologico.

Input come:

  • “adduci e deprimi le scapole”
  • “abbassa la spalla”
  • “tieni i polsi dritti”

non fanno altro che costringere il soggetto a registrare in maniera razionale qualcosa che in realtà non può esserlo: il MOVIMENTO.

Col passare degli anni, l’abuso massivo di queste indicazioni non ha fatto altro che portare alla creazione di meccanismi viziati da un’idea troppo razionalizzata di movimento.

Da qui, consegue una cosa molto interessante e molto pericolosa, da non sottovalutare: dire ad un soggetto “adduci una scapola!” per correggere un gap motorio o un’asimmetria, è un input-scorciatoia che sul momento può risultare efficace, ma che nel tempo risulta un invito per il corpo a creare un’altra asimmetria.
In pratica, vorremmo pareggiare l’asimmetria e non facciamo altro che… Crearne un’altra.

Se penso ad addurre una scapola per correggere l’asimmetria di una spalla, nel tempo mi ritroverò a dover correggere un’altra asimmetria dovuta ad una FORZATA adduzione di questa.

 

STRADA 2 – I Punti di Contatto

 

 

La seconda via, quella certamente più logica ma meno intuitiva, è stata questa: mettere il corpo in condizioni di dare vita ad un movimento naturale, senza vincoli strutturali né metodici.

Partendo dalla considerazione che il corpo ragiona per SCOPI e percepisce PRESSIONE contro oggetti esterni, ho pensato che l’arma vincente fosse fornire ad Alberto una presa coscienza di come il suo corpo si relaziona al mondo esterno.

ATTENZIONE! Non parlo di propriocezione!

Parlo di corpo, entità unica, che si relaziona con l’ESTERNO.
Parlo di come generare pressione costante contro l’oggetto da muovere.

Possiamo essere coscienti del nostro corpo all’ennesima potenza, ma la soluzione ad un’assimetria INTERNA non risiede nel dare ascolto all’interno del nostro corpo. La soluzione è fuori.

La logica dei Punti di Contatto sposa a pieno questa idea, permettendo al soggetto di focalizzarsi solo ed unicamente su come il proprio corpo si relaziona col mondo esterno.

 

SOLUZIONE: LA COMBO

 

Per facilitare il reset dei pattern motori ho sperimentato questa combo: TRAZIONE ELASTICO SU FOAM ROLLER.

Ecco un video che ne dimostra l’esecuzione:

 

 

 

  • Il foam roller va posizionato vicino alle scapole, appoggiato alla loro porzione inferiore.
    Logicamente, per un principiante il posizionamento deve essere graduale per evitare stress eccessivi.

 

  • La durata dell’esercizio deve essere quella minima per far si che i muscoli possano rilassarsi, solitamente un minuto. Suggerisco di eseguire quattro serie da un minuto (non contare le ripetizioni).

 

  • La resistenza dell’elastico non dev’essere eccessiva, permettendo (ad elastico teso) di non irrigidire oltremodo i muscoli della schiena.

 

  • Inserire questa propedeutica tra una serie e l’altra, preferibilmente una volta a settimana.

 

Sembra strano, ma l’inserimento questa combo è l’unica modifica apportata all’allenamento di Alberto.

Il risultato è stato sbalorditivo: scomparsa IMMEDIATA DELLE ASIMMETRIE.
Una soluzione semplice e facilmente interpretabile. Replicabile e non forzata, che facilita l’assimilazione.

Perché?

Il corpo, messo in condizione di ascoltare il mondo esterno e sgravato dalle tensioni del bilanciere (che effettivamente non c’è), ha resettato il pattern motorio asimmetrico, rendendosi autonomamente conto di come i Punti di Contatto col mondo esterno non fossero bilanciati.

Per arrivare a questa soluzione, non è stato fatto riferimento alla posizione della spalla o all’adduzione scapolare. Come unico focus, Alberto doveva concentrarsi a TRAZIONARE l’elastico percependo la stessa PRESSIONE su ambedue le mani, mantenendo inalterata la pressione che il corpo generava nell’appoggiarsi al foam roller.

 

 

Dall’unione di questi due esercizi, sono emersi:

  • Ripristino immediato del ritmo scapolo-omerale in maniera simmetrica tra sinistra e destra, come diretta conseguenza di una pressione equamente distribuita del carico in mano.
  • Appoggio del bilanciere simmetrico in mano, flessione dei polsi non forzata.
  • Maggior controllo del bilanciere al petto, meno brusco e più leggero
  • Tempo esecutivo dell’alzata uniforme, non più momenti di vuoto o tensione muscolare eccessiva.
  • Dinamica del movimento influenzata in maniera positiva, più fluida e fisiologica.
  • Maggiore rilassatezza dei muscoli paravertebrali che si riflette positivamente sull’allungamento della fascia addominale. Questo grazie allo svolgimento dell’esercizio di trazionamento dell’elastico sopra al foam roller.
  • Relax dei muscoli adduttori e depressori della scapola, come conseguenza del lavoro su foam roller con spalle in sospensione.

 

Questa LOGICA di lavoro consente al soggetto di curare il movimento nei minimi dettagli, permettendogli di lavorare in fisiologia e rispettare le proprie caratteristiche strutturali.

Diventa interessante e rivoluzionario vedere come, tramite l’utilizzo di esercizi ed input logici, il corpo sia in grado di auto-correggersi in maniera del tutto intuitiva. Solo grazie ad una risposta del soggetto saremo in grado di creare un adattamento solido e duraturo nel tempo.

Correggere non significa indicare come ANDREBBE fatto il movimento.
Correggere significa FAR SI’ che il soggetto stesso generi il movimento corretto. Solo così può impararlo, migliorarlo in autonomia e memorizzarlo.

Il compito dell’allenatore non è quindi quello di insegnare, ma di FAR CAPIRE al soggetto dove e quando sbaglia, elaborando dall’interno una soluzione motoria simmetrica ed efficace.

Buona correzione.

 

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